Donne che bucano il tempo con le loro identità dirompenti, che si fanno simbolo.
Donne che lottano per l'affermazione della propria identità intesa come fedele rappresentazione sociale dell’individuo.
Donne che non hanno bisogno di vedere riconosciuta la propria identità personale, perché hanno le idee chiare su ciò che sono e rivendicano il diritto di essere ciò che sono di fronte a uno schieramento di uomini, donne e cose che le esige diverse, che le vuole altro da sé.
Donne alla ricerca di una propria identità economica, perché parlare di soldi non è reato, nemmeno per loro.
Buone letture.
I consigli di lettura
Oliva Denaro, Viola Ardone, Einaudi Stile Libero Big, 2021
“La femmina è una brocca: chi la rompe, se la piglia, così dice mia madre”.
L’efficacissimo incipit dell’apprezzato romanzo di Viola Ardone, Oliva Denaro, propone al lettore alcuni dei temi più significativi del testo: la centralità della condizione femminile, decisamente disagiata nella Sicilia degli anni ‘60, il difficile rapporto della protagonista con la madre, molto più prona alle tradizioni rispetto all’atteggiamento della figlia (ma anche a quello del marito), l’allusione alla violenza che sembra costituire l’habitat naturale in cui si muovono i personaggi.
Non a caso la frase è anche l’inizio del bellissimo monologo portato a teatro con grande successo da Ambra Angioini, forse inaspettata interprete di un dramma intensissimo e, purtroppo, ancora contemporaneo.
La vicenda, come è noto, si ispira alla storia di Franca Viola, la prima ragazza siciliana a rifiutare nel 1965 il matrimonio riparatore dopo il rapimento e lo stupro da parte di un malavitoso locale; infatti, l’articolo 544 del Codice Penale recitava che le nozze, contratte dall’autore del reato con la persona offesa, estinguono il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo. Occorre ricordare che la violenza sessuale era considerata un oltraggio alla morale e non un reato contro la persona!
Invece, Oliva, grazie al sostegno tanto silenzioso quanto prezioso del padre, e a quello dell’amica Liliana, “la figlia del comunista” parecchio isolata nel paese, decide di denunciare e di sostenere un gravoso processo, fatto di pregiudizi, insinuazioni, diffidenze.
Il romanzo percorre un arco temporale di circa vent’anni perché si apre nel 1960 e si conclude, significativamente, nel 1981 quando l’articolo 544 sarà abrogato mentre solo nel 1996 lo stupro sarà finalmente riconosciuto come un reato contro la persona.
Ma Ardone sa magnificamente trasformare la Storia in storie e dunque il 1981 rappresenta il momento in cui, con grande coraggio, Oliva sceglie di tornare nel proprio paese: la sua vittoria e la sua emancipazione sono totali perché, nel frattempo, lei così innamorata della scuola, è diventata maestra: “Anche dalla terra bruciata dal sole può rinascere vita, l’ho imparato da te, papà, dai gesti delle tue mani. Ho fatto sistemare nella mia classe uno scaffale pieno di libri e alcuni vasi pieni di fiori; alla maestra Rosaria sarebbe piaciuto: forse sono voluta tornare in questa scuola per riportarci anche lei. Col tempo sono arrivati anche i figli delle mie compagne di scuola….
Al mio banchetto di nozze ci sono tutte: le amiche che mi hanno aiutato, ci sono le ragazze che in strada hanno bruciato i reggiseni, le donne che ora siedono in Parlamento e quelle che sono a casa a far da mangiare, quelle che prendono schiaffi e provano vergogna, quelle che dietro i vetri le chiamano svergognate, quelle che hanno studiato tanto e quelle che non sanno ancora niente…”
Un romanzo da leggere, che parla a tutte noi!
Le signore non parlano di soldi. Quanto ci costa la disparità di genere? Azzurra Rinaldi, Fabbri, 2023
Perché le signore non parlano di soldi?
Non sarà per pudore? O per il timore di essere considerate venali e ambiziose?
O forse perché siamo state proprio educate a non parlarne?
E no, ragazze mie.
Parliamone tre di noi, parliamone con le amiche, entriamo in confidenza con il denaro e con il potere.
Ci sprona Azzurra Rinaldi, economista, direttrice della School of gender economics (Università degli sSdi di Roma Unitelma Sapienza), con un saggio in cui smonta la narrazione che da sempre relega le donne in posizione di sudditanza economica.
Dobbiamo imparare a parlare di soldi, soprattutto quando riguarda la nostra retribuzione, perché la discriminazione di genere, anche a livello economico, non fa bene a nessuno (e il lavoro di cura non pagato - quello che per le donne italiane arriva ad occupare fino a 7 ore al giorno - sottrae il tempo e le energie al lavoro pagato - detto per inciso).
La violenza economica delegittima le aspirazioni delle donne e impedisce, nei casi peggiori, di affrancarsi da situazioni di violenza domestica.
La sudditanza economica, di qualsiasi tipo, rallenta il progresso individuale e della società intera. Perché quando e dove le donne sono messe in condizioni di partecipare all’economia nazionale il PIL migliora e così il benessere sociale. E’ un progresso, quindi, che deve essere favorito dalle Istituzioni ma in cui dobbiamo impegnarci tutte e tutti. Consapevolmente.
L'emancipazione femminile passa anche attraverso l’educazione finanziaria di cui non si parla ancora abbastanza, a cominciare dalle giovanissime - ci dice Rinaldi -che, con questo scritto, vuole sovvertire la direzione della narrazione, puntando dritto dritto verso la parità economica di genere.
Si tratta di un saggio femminista, scritto in modo chiaro e godibilissimo, con tanti riferimenti alla cultura pop, alle conseguenze della diseguaglianza economica, ai dati più recenti in tema di gender pay gap (il divario salariale che pesa in termini di contribuzione e quindi di pensione) e ai vantaggi che l’uguaglianza economica porta in termini di avanzamento e sviluppo della società intera.
“Avere una solidità economico finanziaria non è soltanto una questione di denaro, ma anche di potere, aiuta a sviluppare le capacità individuali e a crearsi una rete di conoscenze cui appoggiarsi per un'eventuale strategia di fuga. In sintesi la stabilità economica è la condizione essenziale perché ciascuna donna possa scrivere la propria storia personale.”
E’ un messaggio di empowerment e di rafforzamento dello spirito di sorellanza perché sì,
è arrivato il momento signore. Cominciamo a parlare di soldi!
Il libro della Sartoria
Le cattive, Camila Sosa Vilada, Sur, 2021 (traduzione: Giulia Zavagna)
La notte è profonda, gelida sul Parco. Alberi molto antichi, che hanno appena perso le foglie, sembrano supplicare il cielo con una richiesta indecifrabile eppure vitale per la vegetazione. Un gruppo di trans fa la solita ronda. Camminano protette dalla boscaglia. Sembrano parte di uno stesso organismo, cellule di uno stesso animale. Si muovono così, come fossero un branco. I clienti passano in auto, diminuiscono la velocità quando vedono il gruppo e, fra tutte le trans, ne scelgono una che chiamano con un cenno. La prescelta risponde all'appello. Così è, notte dopo notte.
Si entra così, nel mondo di Camila, nato Cristian, e della famiglia che si è scelta per poter essere padrona e regina della propria identità nella città di Córdoba, nell'Argentina centrale: Zia Encarna, Maria la Muta, La Machi e un universo di persone transgender, corpi e anime, che, schiave della loro apparenza, non possono che stare unite per salvarsi a vicenda.
Le cattive sono in realtà fragilissime creature, ma radiose (e rabbiose) di vita. Con un corpo, faticosamente conquistato e trasformato, che è la loro patria. “Siamo come un tramonto senza occhiali” diceva la Zia Encarna.
“Il nostro fulgore acceca, offusca chi ci guarda e li spaventa”.
Sono creature notturne, animali dell’ombra dai movimenti furtivi, perché solo il buio le accoglie e solo nel buio vengono avvicinate e desiderate da chi alla luce del sole vuole cancellare la loro esistenza.
Solo lo spazio condiviso rafforza il loro legame e legittima la loro identità, così escono dalle loro case per vivere il Parco Sarmiento, riscattandolo dalle ore diurne che sono il tempo degli sportivi, delle famiglie e della polizia che pattuglia la città con le camionette e le sirene.
Le cattive è un libro che si ricorda, una storia che irretisce, in cui si entra subito, accolte; che lascia una inspiegabile malia per un mondo drammaticamente poetico ma ferocemente reale.
Educarsi alla lettura - libri che stuzzicano i sensi
Il saggio di marzo è:
Clandestine, Marta Stella, Romanzo Bompiani, 2024
La prima cosa che colpisce, leggendo l’interessante e informatissimo saggio di Marta Stella, Clandestine, sono le dediche: non solo alle figlie o alla grande scrittrice Annie Ernaux per il suo libro L’Evento (la storia di un aborto clandestino) ma anche “alle sconosciute, alle dimenticate, a tutte le ragazze nel tempo che non hanno mai smesso di lottare”.
Si comprende dunque subito il target cui l’autrice si rivolge e l’obiettivo del suo lavoro; in una fase storica come quella attuale in cui “il respiro del tempo è sempre pronto a cambiare direzione e non è mai troppo tardi per marciare di nuovo insieme alle ragazze che sono tornate giù in strada”, solo la memoria può salvarci e ricordarci il faticoso cammino che ha permesso alle donne, almeno in alcune parti del mondo, emancipazione e autorealizzazione.
L’autrice sintetizza efficacemente le tappe principali di questo percorso, in particolare in Italia ( ma con riferimenti puntuali a quanto avveniva anche in altre nazioni), che inizia nel 1967 e termina nel 1979, due date simboliche. Alla vigilia del Sessantotto era infatti ancora in vigore il Codice penale fascista che definisce l’aborto” un atto contro l’integrità e la sanità della stirpe” comminando svariati anni di reclusione a chi lo praticava; il 22 maggio 1978 il disegno di legge “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria delle gravidanze” compare sulla Gazzetta Ufficiale; la corsa è finita, la 194 è legge.
Il testo propone anche testimonianze toccanti, raccolte da attiviste del Movimento Femminista:
“Per procurarmi i soldi per l’intervento clandestino ho dovuto chiedere piccoli prestiti a molti amici. Alla fine ho trovato un medico avido che mi ha fatto l’intervento in mezz’ora e senza anestesia totale perché non potevo permettermi le ottantamila lire in più. La mia mente non può ancora sopportare il ricordo di quei momenti”.
Ma non si parla solo di interruzioni di gravidanza nel libro; l’autrice tratteggia un affresco ricco e coinvolgente dei cambiamenti politici, sociali e culturali di quegli anni che hanno permesso la definizione di leggi e diritti per le donne: dalle provocazioni dei testi di Patty Pravo alla storia di Franca Viola, dalla promulgazione della legge sul divorzio ai libri di Elena Gianini Belotti, dall’impegno politico di Emma Bonino al Nuovo Diritto di Famiglia. E a fare da sfondo al cambiamento, quasi da contrappunto, gli eventi drammatici della nostra storia recente: Piazza Fontana a Milano (1969), Piazza della Loggia a Brescia (1974), il sequestro Moro, proprio nel 1978.
“Siamo ubriache di una vita che ci stiamo inventando. Le nostre voci non si fermano, siamo in costante movimento. Non più puttane, non più Madonne. Finalmente solo donne”.
Sul comodino della libraia
Ipazia la vera storia, Silvia Ronchey, Bur Rizzoli, 2024
“La storiografia l’ha strumentalizzata, la letteratura l’ha trasfigurata e tradita: scienziata punita per le sue scoperte, eroina protofemminista, martire della libertà di pensiero, illuminista e romantica, libera pensatrice e socialista, protestante, massone, agnostica, vestale neopagana e perfino santa cristiana. Ma Ipazia non era nulla di tutto questo.”
Ipazia fu maestra e direttrice di coscienza di quadri politici ed era politica lei stessa, tanto eloquente e persuasiva da influenzare tutta la classe dirigente alessandrina, pagana, cristiana e forse anche ebraica.
Fu assassinata in un giorno di primavera di sedici secoli fa ad Alessandria d’Egitto.
Aggredita per strada, spogliata nuda, dilaniata con cocci aguzzi, bruciata sul rogo come le streghe.
Silvia Ronchey, professoressa ordinaria di civiltà bizantina dell’Università di Roma tre, scrive un libro di indagine e ricerca sulla verità della vita e della morte di Ipazia, vissuta ad Alessandria d’Egitto nel V secolo.
L’intenzione - scrive Silvia Ronchey - “è mettere ordine nelle fonti, fare pulizia dei pregiudizi confessionali e storiografici, delle leggende letterarie e popolari, ma anche degli errori causati da prese di posizione ideologiche o semplicemente da una scarsa padronanza della materia storica e da una mancata conoscenza o comprensione delle fonti.”
Fatto sta che la storia di Ipazia continua a essere un mistero e nel tempo questa donna colta e libera è diventata un simbolo nel quale si riconoscono tutti coloro che si sentono perseguitati da fanatismi, intolleranze, discriminazioni.
Da eroina d’élite è diventata eroina di massa.
E io voglio far parte di questa massa e sapere di lei.
Sistemo i cuscini dietro la mia schiena, sono due, perché mi conforta la comodità dello spessore, sprofondo dentro le mie lenzuola a righine rosa e bianche, accendo la luce da lettura che mi isola dal resto delle stanza e intraprendo il mio viaggio alla scoperta di Ipazia.
Fra due settimane o poco più potrete leggere di questo mio viaggio sul taccuino della Sartoria.
In Sartoria prossimamente - i corsi e gli eventi
Corso di Lettura ad alta voce
Ritorna in Sartoria la lettura ad alta voce con Roberta Secchi, attrice e pedagoga teatrale.
Testo in lettura: L’isola e il tempo, Claudia Lanteri, Einaudi, 2024
3, 10 aprile e 8, 15 maggio 2025 dalle 20.30 alle 22.30
60€ per gli iscritti all’Associazione/75€ per i non iscritti
Per informazioni e iscrizione scrivi a lasartorialetteraria@gmail.com
Presentazione con l’Autore
Zént ad Frara e ad Bundén - Stori d’altar témp di Mauro Tartari
Racconti in dialetto ferrarese di vite vissute (con testo in italiano a fronte): la brutalità della guerra, la poesia delle antiche tradizioni contadine e la condizione della donna nelle campagne di una delle più affascinanti città italiane.
“Mauro, perché un libro in dialetto? Anche se sono cresciuto e vissuto altrove, il dialetto che ho sentito parlare da bambino è la lingua interiore che mi riconnette alle origini”.
Presentazione: sabato 12 aprile - h. 17.00 in Sartoria
Entrata libera, senza prenotazione
Dialoga con l’autore Donatella Rana
Gruppo Albi illustrati
Il prossimo 14 aprile si terrà il sesto ed ultimo incontro per DIRE LEGGERE GUARDARE, il percorso di lettura di Albi illustrati per adulti, che si svolge in Sartoria. Approderemo finalmente sull’Isola delle INTENZIONI
È possibile inserirsi per seguire anche solo questo ultimo incontro.
Se stai accarezzando l’idea scrivi a lasartorialetteraria@gmail.com per tutte le informazioni.
La Sartoria Letteraria è anche un’Associazione di promozione culturale, particolarmente attenta alla vita e alle esigenze delle donne. L’iscrizione annuale è di 20€: dà diritto allo sconto sull’iscrizione alle iniziative a pagamento e ci permette di continuare a proporre attività per crescere e pensare tutte e tutti insieme.
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